La città nel sole e fiocchi di nuvole
sui cavalli dei Farnese - il barocco
è già nelle criniere che si arricciano.
Maggio fiorisce le aiuole e le bandiere
e le ragazze al sole nella piazza,
sparge luce sul palazzo del Comune.
Il vino bianco che riempie il calice
mischia i suoi riflessi ai bagliori d'oro.
2013
"Carpe diem, quam minimum credula postero"
ORAZIO, ODI, I, 11
E se lo contassimo a giorni il tempo,
anziché ad anni o stagioni, vivremmo
come l'onda che scende lungo il fiume
e trova sulle sponde ciminiere
e castagni e ciclisti e le farfalle.
Coglieremmo il suo scorrere tranquillo
come una margherita in mezzo al prato,
il suo mutare dalla luce al buio,
dal tramonto all'alba sarebbe solo
una tremula fiamma di candela.
2013
La freccia punta dritta al tuo bersaglio,
il rosso cuore che palpita e sogna
- le memorie di ghiaia sono tracce
che il vento e la pioggia cancelleranno,
la parietaria ricoprirà i muri
ormai vecchi e cadenti del ricordo.
Quello che si spalanca è un tempo nuovo:
sarò tutto tuo, sarai tutta mia
e l'uno nell'altra confideremo
come due alpinisti su una cengia.
2013
È colore la luce ora che maggio
distende le sue dita verdi e smussa
gli angoli ossuti dell'inverno andato.
Si versa fluido lungo il belvedere
sugli alberi di Giuda, sulla valle
aperta, ne fa un dipinto ad olio.
La bellezza che rimane negli occhi,
questa luce, è essa stessa poesia.
2013
La sera sparge stracci sul ponente,
agita le fronde rosse dell'acero
disegnando una stampa giapponese
dove il trifoglio sconfina nei mughi
e le pietre si fanno bianche sotto
il cielo ruvido del temporale.
Nasce ispirato l'haiku: luce livida -
la dipinge Hokusai - nel mio giardino.
2013
Sono io che ti creo, dico con Éluard,
quando tu mi sei memoria e il tuo volto
è tutto nelle mie mani di cieco
e il tuo seno nelle mie dita d'uomo
e il tuo sesso sulla mia pelle scura.
Sono io che ti creo e sono te
mentre il fiore dell'immaginazione
sboccia dal fertile terreno arato
del ricordo di ore trascorse insieme.
2013
Il tempo è un mare che noi navighiamo
- andiamo con il nostro brigantino
tra i venti di scirocco e le bonacce,
scansiamo le secche e poi veleggiamo.
Le città lasciate lungo la costa
sbiadiscono ogni giorno di più, avvolte
nella nebbia alzata dalla poppa.
Di torri demolite non serbiamo
ormai nemmeno una stanca memoria.
2013
