Le parole nervature di foglie
segnano la pagina bianca come
un percorso - dal cuore alla mente,
dalla mente al cuore va l'emozione.
I nomi cadono come ricordi,
si ammucchiano rossi ai piedi dell'albero
- chi sono stato, chi sono la stessa
persona eppure un uomo diverso.
2013
La luna è l'invadente testimone
che in queste notti di afa alle finestre
si apposta - voyeur del nostro amore.
Si affaccia con i suoi occhi di cenere
e insinua le sue dita di stagnola
fin sopra il davanzale, nella stanza.
Se ne va invidiosa quando l'alba
ci trova addormentati - ma l'ho vista
spiarci ancora nel cielo del mattino.
2013
Mi crogiolo in questo mio sentimento,
lascio che l’oro fuso del tramonto
colato sulle montagne di bronzo
mi riscaldi con vividi colori,
che trabocchi come inebriante filtro
un elisir d’amore distillato
tra i carpini e l’estate per donarmi
un’illusione di felicità.
2013
Aperto o chiuso, il testo esige l’abolizione del poeta che lo scrive e la nascita del poeta che lo legge.
OCTAVIO PAZ
È la poesia che dice me, che esce
come un paio di antennine di chiocciola
e osserva il mondo e parla con il mondo.
E tu che chiedi, sai che le parole
sono le stesse che bruciano dentro,
le hai riconosciute leggendo come
un volto già noto in mezzo alla folla.
La poesia dice di me... e di te.
2013
E così, in questa sera sottile
e grigia, i nostri futuri cullati
tra le braccia come bambini, come
neonati, ora fioriscono di sogni:
sono dei bulbi messi a dimora
alla fine dell'estate perché
incendino l'aria di primavera.
Dove trasale un guizzo nel tramonto
forse si è appena incarnato l'amore.
2013
Ferragosto ha una voce di cicala
- canta metallica da qualche filo
d'erba e se ne infischia
del silenzio dell'inverno, eleva
il suo inno a questo sole che cuoce
le argille e cretta il passo tra le zolle.
Siamo così anche noi oggi, seduti
al grande tavolo bianco da giardino
in questo pomeriggio che ha il sapore
dell'estate - poeti senza nome
abbandonati al rosso dell'anguria.
2013
Se la poesia fosse un albero allora
le sue radici sarebbero in cielo
- dice con voce da profeta e intanto
sbuccia una mela Golden con la cura
di un orafo. "E tu, tu cosa ne pensi?"
Io - cosa ne penso io? Gualcisco
i miei fogli, li lego con lo spago,
troppo in alto. Sembrano una quercia,
rovesciata, adesso che li ripongo.
E bevono quel rossore di nuvole...
2013
