“Batte il mio cuore al ritmo del mio passo.”
CAMILLO SBARBARO
Ti ho inseguita con caparbia impellenza
con i polmoni che cercavano aria,
la bocca spalancata ad inspirare,
e le mie mani intanto si aggrappavano
per non cadere, non cedere al panico.
Tu da lontano ti mostravi appena:
eri un fantasma perso nella nebbia,
una passante scorta in Galleria,
la viaggiatrice dentro una stazione
che sale sopra un treno arroventato.
Io, senza fiato, senza più ricordi,
oppresso dal mio stesso peso andavo
a fondo nell’asfalto liquefatto
come nel vortice della tempesta
ed annaspavo ancora boccheggiando.
Come un naufrago tendevo le mani,
mi abbarbicavo al più esile relitto
per potere giungere alla salvezza
scansando l’asfissia, l’ipotermia,
e approdare disperso a qualche terra.
Eri tu il fuoco che ardeva nel petto,
il dolore che mi spremeva vivo
e ottenebrava gli sguardi e la mente,
che inaridendomi mi intorpidiva
afflosciandomi come un sacco vuoto.
Adesso cammini per la tua strada
e ti ho voltato le spalle, percorro
i miei parchi di sole e di colore
e ti ho estirpata da me come un’erba
per respirare ancora nuova aria.
Peter Davidson, "Verso le colline"
2003