giovedì 28 febbraio 2008

Una poesia d'amore

Nella sua casa di pareti bianche
apre la bocca per dire qualcosa
- come una spuma bianca d’onde scivola
nell’aria, fragile bolla di tempo,
un fascinoso mare a mezza costa.

La meraviglia è una poesia d’amore.



Paul Gauguin, Haere Ia Oe! (La femme au mango. Où vas-tu?), 1893

2006

mercoledì 27 febbraio 2008

Sogno

La notte era l’involucro del sogno,
certificato dal sigillo rosso
della tua indubitabile presenza.

Esibivi il tuo lato di maliarda
indossando la piumata malizia
di una bellissima femmina d’angelo.

Il tuo sguardo era uno sprazzo di mare
che rifrangeva giorni ormai perduti,
specchi di strade che non percorremmo.

Le mie parole suonavano vuote,
come se un vetro spesso le fermasse,
restavano nel bicchiere del sonno.

La mia memoria sapeva di te
solo quello che avevo sognato.


Raymond Leach, "Only a dream away"

2006

martedì 26 febbraio 2008

Pallido sapere

Colleziono conchiglie di ricordi,
rosei granelli di immaginazione.

Infilo i sogni come le perline,
intreccio le sequenze in braccialetti.

E cammino per la strada gettando sguardi
che catturino storie tra le palpebre.

Vivo di questo pallido sapere.



Fotografia © Daniele Riva

2007

lunedì 25 febbraio 2008

Dimmi parole che gridino amore

Dimmi parole che gridino amore,
spremile come rotondi limoni,
staccali dai rami ossuti del tempo.

Avvicina la tua bocca, sussurra
la dolcezza che io voglio sentire,
fai correre la lingua sulla chiostra.

Disponi i laghi blu delle vocali,
i picchi verdi delle consonanti,
i cieli sterminati dei silenzi.

È tutto quello che voglio sapere,
è tutto quello che io voglio avere:
dimmi parole che soffino amore.



Dipinto di Louis Treserras

2007


domenica 24 febbraio 2008

Da questa panchina

“Nel prato esteso potrò
  bagnarmi, riavere fiato.”

  MAURIZIO CUCCHI
Ai contrafforti bianchi dell’Arena
appendo ad asciugare la tua immagine
adesso che primavera è nei prati.

Ascolto gente attraversare il parco,
i cani che annusano le parole
nell’aria e corrono tra i calicanti.

Da questa panchina, dove riposo
i miei rimpianti sciogliendoli al sole
come se fossero di neve e tu
ne brillassi preziosa nel riverbero.


Fotografia © Daniele Riva

2004

sabato 23 febbraio 2008

Ode al ricordo

"Ricordo, amore che non muore mai!”
JUAN RAMÓN JIMÉNEZ

Con due dita sorreggo il filo rosso
del ricordo - percorre strade solite
dove memorie guizzano argentee
come dei pesciolini nella rete.
Alla ringhiera del tempo, affacciato
come ad un belvedere, osservo
quegli improvvisi voli della mente
- così il gabbiano si leva sul mare.
Il vento non cancella quelle tracce
abbandonate sulla sabbia umida
e i riflessi del sole sulle cupole
d’oro di Venezia ancora mi abbacinano.

Risplendi, lucido suo simulacro,
ricordo che dal tempo sorgi e vieni
alla mia mente a fingere un’immagine
fugace più del riverbero in acqua.
Riluci, piccolo specchio perduto,
frantumato in pezzetti che rimandano
dettagli ingigantiti, volti sciolti
dal vortice furioso di una folla.
Donami il conforto della memoria,
affascinante come il mare all’alba.

Ricordare è un viaggio - si va nella notte
lasciandosi guidare da rumori
lontani, dagli improvvisi sussulti
del sangue quando vicina è la meta.
Il tempo stende la coperta logora
e come su un vecchio treno si va
nella notte - di tanto in tanto fuori
una lanterna illumina il paesaggio
e si scorge soltanto per un attimo
l’immagine che portiamo nel cuore.

Solo nell’ieri ho veduto chiaro
come una donna misteriosamente
apparsa sorridente e senza veli,
come la verità nuda e impudica.
Solo il già noto io conosco bene,
quel che è accaduto, quello che ho sbagliato.
E mi schernisce quella donna nuda,
ride di me, mi invita a superare
la barriera sapendo che è impossibile.

Quello che amo più non mi appartiene.


Fotografia © Daniele Riva

2005

venerdì 22 febbraio 2008

Lascia che ti dica

Lascia che ti racconti della luce,
di come cada radente dai monti
e affilata più di una lama tagli
le creste riversandosi in città.

Io c’ero - quell’estate, quell’inverno
io c’ero e l’autunno e la primavera
e portavo al guinzaglio la mia angoscia
e contavo i tramonti sulle dita.

Lascia che ti dica di quel fiume,
di come il sole in esso si frantumi
e riverberi gli occhi di chi guarda
assorto dalla spalletta del ponte.

Io c’ero - e vidi i papaveri rossi
passare ed i ciliegi farsi bianchi
e aspettavo che l’alba si levasse
e raccontavo allo specchio di te.


Fotografia © Daniele Riva

2006