sabato 21 marzo 2009

Conservo la mappa

Al tuo porto approdai mille anni fa -
un'altra vita, se ci pensi bene.
avrei potuto giungere su navi
vichinghe con i draghi sulle prore.

Ero il fanciullo che ti rimirava
nella frescura di un giardino estivo,
nascosto nell'ombra per non parlare.

Ero il ragazzo che per tenerezza
o per istinto materno avvicinasti
un giorno troppo lungo da scordare
e che dopo i dinieghi a te si arrese.

Fosti poesia e tramonti immortalati
come solo potevo, nel ricordo,
nelle parole, inetto a disegnare.
Avevo l'impellenza di narrare,
di segnare su un foglio quell'estate,
come chi, dopo avere rinvenuto
un tesoro, traccia mappe che lo aiutino
a recuperarlo, quando potrà.

Non è venuto ancora quel momento.
Resti una X sulla carta ingiallita.
Ma approderò al tuo porto, tra mille anni
forse, un'intera vita ormai trascorsa.
E potrei giungere su un hovercraft,
volando come un petalo sull'aria.

Conservo la mappa, non si sa mai.
La tengo sempre con me, ben segreta,
nel mio petto, dalla parte del cuore.


Howard Shooter, "Seaside treasure"

3 commenti:

Matteo Porretta ha detto...

complimenti...

Anonimo ha detto...

Caro Ami, è un autorivelazione - l'identità trasmigrante....che trascende le coordinate geografiche reali divenendo canto senza confini - dove solo la poesia può unirsi a tutto. L'ho trovata bellissima. E' la Primavera....dai, diciamolo, sei bravissimo.

DR ha detto...

Matteo e Franca, mi fate arrossire...

Mi piace la definizione del "Canto senza confini": è quello che intendevo esattamente quando ho scritto la poesia, né spazio né tempo esistono più, solo l'intensità di un sentimento che può covare sotto la cenere anche per molti anni.