nuvole in fuga verso la dorsale,
allontano l'inchiostro sulle valli.
E tu mi parli con voce soffusa,
mi convinci a passare l'orizzonte,
Sirena dei miei ricordi perduti.
Ma vile, vile sono sempre stato
- prudente, non codardo, si specifichi;
timido casomai, non timoroso.
Lascio che il cielo si richiuda ancora
-dall'albero maestro grida Odisseo,
io sordo do ai remi e ti dimentico.
Léon-Auguste-Adolphe Belly, "Ulisse e le Sirene"
2008
2 commenti:
stamattina, a cremona, valerio massimo manfredi che spiegava la discesa di odisseo nell'ade...che fascinosa affabulazione e, in quelle vicende già tutto il pathos e le emozioni dell'uomo moderno...
p.s. ti ricordi daniele quando parlavi dei cantanti che non sono poeti? eppure, ricordava stamane, saffo e mimnermo erano cantautori, le loro liriche non prescindevano dalla musica per le quali erano composte!
Ricordo: mi rendo conto di non aver parlato dei poeti italiani del Duecento che accompagnavano i versi con strumenti musicali. E non avevo parlato dei "troubadours" provenzali. Né della poesia greca che si accompagnava con il flauto.
In effetti credo di aver pensato solo ai cantautori di oggi. Dopo aver visto in libreria una raccolta di poesie di Vecchioni mi sono convinto ancora di più della bontà delle mie opinioni. Se una persona colta e insegnante di materie classiche come lui ha voluto affidare a un libro i suoi versi e non alle canzoni un motivo ci sarà. Peraltro le sue canzoni non sono affatto male...
Odisseo è il prototipo dell'uomo moderno: la sete di conoscenza non lo abbandona mai nelle sue traversie. Oggi le Sirene, i Ciclopi e i Lotofagi hanno altri nomi, ma la sostanza dell'uomo non cambia.
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