Il tempo passa, altri mattoni ho messo
tra me e te - eravamo a un passo, chilometri
che i piedi si sarebbero mangiati.
Sembra essere il mio destino questo,
sono il ragno che costruisce la tela
e quando sta piombando sulla preda
vede il suo desiderio infranto
da una folata di vento, da un colpo
di mano. E ricomincia da capo.
JANICE SOBIEN, “RAGNO E RAGNATELA”
2018
2 commenti:
...ragno...tela...piombando...preda...
Certamente non sono parole d'amore nè di accoglienza dell'altro...
L'immagine non è proprio "liberante"...
No, non sono parole d'amore: il ragno è costretto a rifare continuamente la sua tela, distrutta di continuo dal tempo e dagli eventi. Il senso è proprio quello, come un supplizio cui è costretto.
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