lunedì 16 aprile 2012

Un sasso nello stagno

E ho rinnovato le mie speranze
senza però farmi più illusioni
– come si getta un sasso nello stagno.

Ho fatto mia la frase di Pavese:
«Non ci si libera di una cosa
evitandola, ma attraversandola».

Così navigo a vista nei miei giorni,
peso domani e ieri su bilance
senza la tara dell’«avrei potuto».

E seguendo Orazio, colgo il momento
al pari di una margherita, sfoglio
petali che mi dicano «Tu vivi».

 

SUSETT HEISE, “AM TEICH”

 

2005

domenica 15 aprile 2012

Odisseo sull’albero maestro

Ripercorro i miei giorni sulle strade
franose della memoria – puntello
qua e là l’indefinito con i fogli
sparsi per casa: sono come fiocchi
di neve che subito si dissolvono.

Eccola lì la strada di Agrigento:
dietro un rudere di tufo ho veduto
farsi viva una poesia di Quasimodo.

Ecco la spiaggia d’oro dell’Adriatico,
le notti che portavano l’amore
sulle altalene rosse presso il mare.

Ecco Merano spalancarsi bella
in un delirio di fiori di melo…
Io sono Odisseo sull’albero maestro.


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VICTOR MOTTEZ, “ODISSEO E LE SIRENE”


2006

sabato 14 aprile 2012

Il paguro

“Credo anch'io che la nostra vita e le nostre percezioni si
sviluppino a partire da un groviglio di ricordi sommersi.
Forse quello che chiamiamo anima non è se non l'insieme
di questi oscuri detriti di ricordi”.
HERMANN HESSE, Pellegrinaggio d’autunno


Ora il ricordo è una nave in bottiglia,
si impolvera sull’alto scaffale
tra le conchiglie e i vasetti di sabbia.
Ed io rimango all’erta sulla coffa
guardo se viene l’alba o la burrasca
- sono uno di quei galli banderuola
di rame che rilucono sui tetti.

Vivo del mio nulla, dei miei tesori
gelosamente nascosti, racchiuso
come un paguro dentro antichi amori
dei quali restano i gusci vuoti.

E come s’ingarbugliano i pensieri,
nel labirinto il filo è inestricabile.
Mi perdo nelle immagini di ieri:
in quelle inesorabili paludi
mi aggrappo con forza a piccole tracce.


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ELABORAZIONE GRAFICA © DANIELE RIVA


2005

venerdì 13 aprile 2012

Tramonto di primavera

I

È un bianco sfolgorare la chimera
che inargenta le foglie nuove e spegne
a secchiate il tramonto questa sera.

È un palpito che ho sentito fremere
dalle parti del cuore, dove il sogno
indossa la forma divina e preme,

come il cetaceo che sale dal fondo
per respirare ed eleva il suo canto
di ringraziamento a un intero mondo. 

Il sole ora ricade come un manto:
eccomi qui, anch'io come il capodoglio,
di fronte al miracolo rinnovato.


II

I palazzi trasformano in rigoglio
questo languido specchiarsi di luci,
lo levigano con bagliori d'olio.

Li guardo e chiedo dove mi conduci,
chiara bellezza che parli all'anima
e accendi un alto sentiero di braci

nel quale precipitano i lontani
monti - così inghiotti il mio turbamento
e lo risani con la tua disamina.

«La vita» tu mi hai detto sorridendo
e non è servito aggiungere altro:
quel che seguiva io già lo sapevo.

 

NICOLA RESMINI, “VILLAGGIO AL TRAMONTO”

 

2012

giovedì 12 aprile 2012

Sommando sogni

Sommando sogni - uno dopo l'altro
come mattoni appena scalati -
elevo una torre che un giorno forse
mi condurrà a toccare l'infinito.

No, se sommi zero a zero tu sempre
nulla avrai - dice la stridula voce
del disincanto, grammofono rotto
che suona il rauco gracchiare del corvo.

Non sa che ogni sogno è di per sé un ponte.

 

Torre

DISEGNO © DANIELE RIVA

 

2012

mercoledì 11 aprile 2012

Alzaia dell’Adda

Il vento lo abbiamo lasciato su
- soffia a folate per le vie del paese
ripulendo le piante dalle foglie
secche - qui nella valle tutto è calmo,
la brezza è un'onda sul velo del fiume.

Anche noi, allo stesso modo, ci siamo
liberati degli affanni del mondo,
godiamo tutta la serenità
che regna intorno alla magia dell'acqua.


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FOTOGRAFIA © DANIELE RIVA


2012

martedì 10 aprile 2012

Affranca questo giorno in arancione

Affranca questo giorno in arancione
e spediscilo con la posta celere
alla casella triste del mio cuore.

Infilaci le nubi dei ciliegi
e il fiorire violetto delle glicini,
i petali rosa del tuo ricordo
e il canto azzurro della nostalgia.

Io nel tramonto l'aprirò guardando
il cielo bruciare e tu sarai qui.

 

CLAUDE MONET, “PRIMAVERA A GIVERNY”

 

2012