Suono qualcosa all’organo portatile
- l’ho venduto, mi ingombrava il salotto -
probabilmente Bach. Dalle finestre
piove una luce d’autunno, si fonde
con la mia malinconia di allora.
Si cambia, si cresce, ci si migliora
e quella foto in cui appaio smarrito
- ma è solo concentrazione a seguire
le note - lo testimonia. Appare
come un luogo in cui a distanza di anni
si torna e lo si ritrova mutato.
GUSTAVE CAILLEBOTTE, “GIOVANE UOMO CHE SUONA IL PIANO”
2018