Amarti tutta, amarti come sei
e come non sei, amare quello che
talora mi indispone, le parole
acuminate che talora dici,
le volte che - anche senza che tu voglia -
mi ferisci, amarti tutta intera,
Perché questo deve essere l'amore,
e questo è il modo in cui ti amo io.
2014
Oggi ha regnato per ore il favonio
- ha lasciato in eredità alla sera
questo cielo limpido e definito.
Basta allungare una mano per stringere
nel pugno una stella, basta distendersi
sull'erba ancora calda per sentire
pulsare il battito dell'universo
nel nostro piccolo cuore impaurito.
2014
Eccomi ancora funambolo - deve
essere un ruolo che mi appartiene
a dispetto del senso di vertigine.
Cammino su questo filo sospeso
come in sogno, sorpreso dal miraggio
di un amore nella luce purissima
del giorno, mi bilancio e l'equilibrio
è solo riconoscere il percorso,
è solo riconoscerti oltre il filo.
2014
Per noi stasera stelle e solitudini
sotto il cielo di marzo traforato,
profumato dal bianco di magnolie,
addolcito dalla brezza leggera.
Lontani ma non distanti, cullati
dalla nenia di profondi segreti,
figli di quella scintillante luna
piena, parliamo lo stesso linguaggio.
2014
Io sono il pellegrino e cerco l’oasi
in questo mio cammino che attraversa
il deserto - ho lasciato sulle dune
il tuo ricordo, ho scambiato un miraggio
per il mio desiderio e l’illusione
è anche più dolorosa dell’assenza.
All’orizzonte dopo tanto andare,
ecco si allunga ormai un’isola verde.
Laggiù forse si abbeverano stanchi
i dromedari e i carovanieri,
laggiù forse ritroverò anche te.
2014
Le vecchie lettere uscite per caso
dall’oblio di una scatola da scarpe
hanno la poesia del tempo perduto.
Le leggo affascinato ricordando
- se un lungo viaggio muta le persone
figuriamoci il viaggio della vita!
Mi riconosco attraverso gli scritti
di una ragazza amata, mi rivedo
emergere dalla nebbia degli anni.
Cos’è la lacrima che adesso supera
le ciglia e scende a rigarmi la guancia?
Malinconia? Rimpianto? Nostalgia?
2014
Adesso là è inverno. Gli sgabelli,
le sedie, i tavolini, le poltrone
li avranno certo cambiati, così
i lampadari, i divani dell’ingresso.
E quell’orrendo quadro alla parete.
Ma nel ricordo sarà sempre estate,
saranno sempre gli anni Ottanta e tu
vivrai per sempre là, nessuna nuova
gestione ti potrà mandare via.
E siederemo sul divano azzurro,
parleremo davanti a un tavolino
del bar, a quell’acquario disegnato
sul vetro smerigliato del bancone:
tempo e amore non saranno passati.
2002
