Qui, sotto le fronde di questo platano
che danno ombra e tranquillità e permettono
di spaziare con lo sguardo la valle
facile è la solitudine, facile
avventurarsi nei pensieri, come
in quei sentieri nel fitto del bosco.
Così provo a sbrogliare la matassa,
a dipanare il filo ingarbugliato
in altri fili, in altre vite, tento
di districare almeno qualche nodo.
Si formano nell'aria adesso dolce
figure di donne e mi chiedo se
ho causato dolore o se ho sofferto
io solo - vanno lungo l'orizzonte
così simili alle nuvole basse
salite dall'Adda nel pomeriggio,
un piccolo gregge di amori persi.
Anni passati estate dopo estate
- l'ho sempre detto che gli anni cominciano
a settembre - e ora me li trovo lì
come i cipressi della scalinata:
vi salgono pregando i pellegrini
incuranti del sole ancora alto.
Vorrei avere la loro fiducia,
aggrapparmi ai gradini con costanza.
Invece, a un nuovo quarto della campana
mi alzo, mi spolvero e riprendo il viaggio.
FOTOGRAFIA © DANIELE RIVA
2011