lunedì 23 gennaio 2012

Mattina gelida di galaverna

Mattina gelida di galaverna
che ricama ragnatele sui rami
e infarina le siepi e le pinete.

Dall'araucaria pendono meduse
bianche, gugliate di cotone restano
impigliate ai coni delle magnolie.

E com'è dura la terra! Basalto
chiaro su cui cammino infreddolito.


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FOTOGRAFIA © DANIELE RIVA


2012

domenica 22 gennaio 2012

Il sognatore

Sono il sognatore, sono l'illuso.
E volto le carte dei miei tarocchi
convinto che in essi la verità
sia rivelata come una violetta
spuntata al sole della primavera.
Seguo quelle carovane dirette
nei deserti del giorno, le dirigo,
mi accampo dove la luce finisce
e milioni di stelle infilzano
un cielo ancora pieno di promesse.

 

KRYSTYNA SPINK, “HEAVENS SKY”

 

2012

sabato 21 gennaio 2012

Come una rosa

Come una rosa che si riflette
e scompone i colori nelle acque
limpide del lago - diventa luce,
prende l'essenza della costa, il verde
lucido delle colline, il chiarore
delle case affacciate alla ringhiera.
Così mi sento adesso, abbandonato
in questo gorgo di immanenza dove
la felicità è il fiore di un momento.

 

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FOTOGRAFIA © DANIELE RIVA

 

2012

venerdì 20 gennaio 2012

Una vetrata

Una vetrata rifulge nel sole
basso circa a metà della collina
proprio come uno specchio di Archimede.
Non è strumento di guerra, non brucia
le triremi nemiche nella baia,
ma un'invocazione di poesia:
così l'antico amore - sembra dire -
ancora emette i suoi raggi di vita
in qualche parte di questo universo.


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SAMUEL CAPPS, “DENDROCHRONOLOGY IN CONCRETE”


2012

giovedì 19 gennaio 2012

Chiaro di luna

Il tuo chiaro di luna si riversa
illuminando i cuori di gennaio.
Dal nulla accendi gli universi mondi
replicando parole e simmetrie.

Disponi piani sequenza di te
recitando l’esatta tua figura,
sottofondo la musica di piano
infila scale riflesse di luce.

E dietro l’ultimo cipresso si apre
come gonfia di latte la collina,
Tu scendi dalla piccola vetrata
spalancando finestre alla memoria.


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FOTOGRAFIA © DANIELE RIVA


2006

mercoledì 18 gennaio 2012

Una conchiglia II

Forse perché raccoglievo conchiglie
– ho sempre amato ritrarre la mano
sporca di sabbia umida, il tesoro
stretto fra le dita, odore di salso.

Avvicinarti, stringerti al mio petto
è stato simile procedimento
– era identica la meraviglia
ai miei occhi ingenui di bambino.

Il tuo ricordo adesso è la conchiglia,
un guscio iridescente e fiammeggiante,
la madreperla di tutta una vita.

Una conchiglia, quello che rimane.
Una conchiglia, ovvero un guscio vuoto.

 

FOTOGRAFIA © MONTSE

 

2006

martedì 17 gennaio 2012

Dire parole

Dire parole che possano udire
le montagne innevate e i colombi
che tagliano il cielo alle cattedrali.

Dire parole al mare, al vento caldo
che soffia quando le vele scompigliano
l'orizzonte, alle onde che cavalcano.

E invece torco e filo questi versi
con la mia abilità di artigiano.

 

DON LI-LEGER, “POET’S CAUSE”

 

2012