venerdì 4 febbraio 2011

Albeggia, sono trascorsi anni ormai

Albeggia, sono trascorsi anni ormai.
Non è più l'appartamento del mare
ma la mia vecchia casa di collina.
Lei, non l'ho più incontrata - solamente
una volta mi è sembrato di scorgerla
dalle parti di Via Spallanzani:
non era lei ma un ricordo spettrale
nelle dolci strade di primavera.
Non c'è bisogno: lei torna ogni sera
nei rossi tramonti a spargere sale
sulle ferite non rimarginate.
Ma adesso albeggia e la mia mente è chiara.


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Fotografia © Daniele Riva


2011

giovedì 3 febbraio 2011

Io la guardavo nella luce incerta

Nel doloroso crepuscolo tutto
si consumò. L'addio era una barriera
che illanguidiva fragili promesse
e parole oramai vuote, lasciava
presagire già la malinconia,
tristi scene di solitarie sere.
Io la guardavo nella luce incerta
mentre il mare violentava scogliere
«E ti ricorderai di me» mentivo
per lei, sfiorando il suo viso con dita
tremanti. I nostri domani sbattevano
nel vento come fogli di giornali.

 

Fotografia © Todd Gipstein

 

2011

mercoledì 2 febbraio 2011

Con i baci ci rubavamo l’anima

Risplendevano stelle luminose
e il mare intonava il suo canto magico.
Era una notte senza tempo, scesa
sulle scintille rosse di un falò.
Nuvole basse sporcavano il cielo
dove una mezza luna di metallo
raddoppiava i suoi raggi tra le onde.
Nel silenzio suonavano gli schiocchi
delle fiamme, il battito del suo cuore
che pulsava con il mio all'unisono.
Con i baci ci rubavamo l'anima
sognando non albeggiasse mai più.

 

Fotografia © Ephemeral Isle

2011

martedì 1 febbraio 2011

Un freddo becco

Il nuovo sole accende le finestre,
un freddo becco è steso sulle strade
- i mezzi spargisale han lavorato
stanotte mentre noi ci amavamo.

La gente raschia i parabrezza bianchi,
le mani intirizzite dentro i guanti.
Mi porto questi attimi di vita
nella sala d'aspetto riscaldata.

 

Fotografia © Lenka

 

2011

lunedì 31 gennaio 2011

Sulle bandiere accese dal libeccio

Sentivo il tempo trascorrere lento
sulle bandiere accese dal libeccio.
lento nel pomeriggio di parole
e noia, nel volo alto dei gabbiani,
nel pallido danzare delle vele
ma troppo rapido per chi voleva
vivere nel momento, come noi.
Sognavo di inchiodare le lancette
del gigantesco orologio, di scioglierlo
come se fosse un dipinto di Dalí.
Ma nulla accadeva e lei si allontanava
nel flusso dei secondi inesorabile.


Maurice Empi, "La plage aux drapeaux"


2011

domenica 30 gennaio 2011

Sogni matematici

Adesso faccio sogni matematici,
viaggio in treno e con la matita traccio
segni di probabilità e statistiche,
calcolo percentuali sulla carta.

Dov'è finita quella tua presenza
che urgeva come un grido nella notte?
Dove hai ripiegato le tue ali d'angelo?
Dove hai nascosto i tuoi lunghi capelli
nel cui sipario recitavi assorta?

Comunque, anche questa volta, al risveglio
il risultato non era attendibile.

 

Weiss, “Square No. 19

 

2011

sabato 29 gennaio 2011

I deboli fili del nostro ordito

Le sere che scavavano nei cuori
ci conducevano nella cupezza
- perché ai giovani la malinconia
così spesso è compagna? Non dovrebbe
essere un’allegra spensieratezza
la sposa dei loro giorni felici? -
Il tempo già scorreva, rovesciava
sabbia nella clessidra, recideva
i deboli fili del nostro ordito.
Io la abbracciavo e già passavo oltre,
la stringevo e andavo solitario
su vie dove si allungava la sua ombra.

 

Fotografia © Bigbonton

 

2011