C’era Vanessa Paradis nell’aria,
la voce seducente di Lolita,
nella sera di maggio dolce e triste
come un amore lontano e perduto.
L’amico canticchiava un motivetto,
le mani nelle tasche del giubbotto,
il cuore ad inseguire una chimera
tra le luci che piano si accendevano.
E allo Stadio del Ghiaccio comperammo
patate fritte per dimenticare
i nostri vent’anni e la libertà
di una sera nel grande luna-park.
Nel cielo sopra la stazione nuvole
gialle svanivano leggere come
schiuma di birra. La malinconia
sedeva con noi su quella panchina.
2002