dove il pontile ospitava i miei sogni,
vedovi ormai di te, e ti ritrovavo
tra le nuvole e le onde.
______________________ In ogni cosa
parlava il tuo ricordo, orchestra muta
resa schiamazzo, tumultuoso grido
alle mie orecchie, indimenticato
lacerante stridio.
________________ “Tu che facevi?”
urlai nella mia mente. E dov’eri?
Con chi tradivi, ladra dei miei sogni?
Io però ostinato ancora ti amavo
ottemperavo residue speranze,
io sì ti amavo, deluso ti amavo.
E volavano striduli i gabbiani.
Fotografia © A Virginia Share
1997
3 commenti:
l'urlo del dolore è veramente stridulo come il canto del gabbiano, un accostamento perfetto.... mi è piaciuta molto questa poesia, soprattutto la struttura "vivace" che mi sembra diversa dalle tue solite.....
infatti è del 1997: lo stile muta con il tempo. Il dolore invece rimane inalterato...
come darti torto ?! purtroppo è così.... ma è dal dolore che poi sgorga la poesia, come da una piccola fonte....
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