La tua voce di carne e di memoria
risuona come musica di flauto
– è l’eco degli anni che ora risento?
È la risacca del tempo a lambirmi?
Dice parole che non so capire,
è un canto distorto da troppe mura
come quel pomeriggio di settembre,
quando l’estate lentamente andava
e tu eri tornata da un lungo viaggio.
Mi sembrò di sognare allora, d’essere
preda della febbre: non era però
che il dolce divampare dell’amore.
ROY LICHTENSTEIN, “OHHH… ALRIGHT…”
2008