sabato 21 giugno 2008

Sera di pioggia

Ascolto il picchiettare della pioggia
- cade o è caduta mi chiedo con Borges -
la sera buia sdoppia luci gialle
ed arrovescia sull'asfalto il bar.

Dove gli ombrelli fradici si affollano
esplodono risate come semi,
i fiori di vetro sbocciano al buio
e irradiano riflessi nel parcheggio.

Tornando, mi porto via le scie rosse
degli stop come un nuovo talismano.


Ando Hiroshige, "Temporale improvviso
sul Ponte Ohashi ad Ataka"


2008

venerdì 20 giugno 2008

Sera sul fiume

Le chiavi tintinnanti della sera
suonano nella gola della gazza
- si porta via il sole, monile d'oro.

La luna appesa al filo del levante
illumina paesaggi senza tempo
- ieri, domani, oggi sono voci
perdute dalle bocche degli uomini.

Dove un filo di fumo alto si leva,
l'estate avvampa tra fragili giunchi.

Il fiume scorre al mare, lentamente.



Fotografia © Daniele Riva


2008

giovedì 19 giugno 2008

Amore in guerra

"Era una ragazza di Venezia che ogni
 estate veniva a villeggiare con i suoi".

 MARIO RIGONI STERN, Quota Albania
1. Asiago

La guerra è un gelo sospeso nell'aria:
i larici , gli elmetti, le esplosioni,
l'artiglieria francese sui ghiacciai.
Ed ora sei qui, altera e incantevole,
bella come un mattino in piena estate,
ad ascoltare la banda al mio fianco,
a domandare di com'è lassù.
Dei colpi di mitraglia, dei mortai,
dei muli che salgono tu vuoi sapere,
di come si vive, come io ci vivo.
E l'emozione mi stringe la gola,
quasi non oso guardarti, parlarti.
Domani la guerra riprenderà
e non so credere alla tua promessa
che verrai alla stazione a salutarmi.

2. Korça

Terra straniera, terra inospitale:
pallottole, granate, minareti.
Nello zaino fangoso l'Odissea,
una fotografia nelle sue pagine.
E in quel riquadro sorride altera
una ragazza di Venezia: tu.

Ho parole da dirti: dal mio cuore
sgorgano come una fonte, parole
che non ho mai osato pronunciare.
Ma non ci sono fogli o cartoline,
nessun postino le può consegnare:
soltanto guerra e infinita stanchezza.

3. Colle del Mushkes

Una cartolina ha poche parole
da dire. E come raccontarti che
il ghiaccio ci gela le dita e la fame
ci prosciuga le idee: ho mangiato ghiande
e pannocchie di mais rubate a un campo.
Come parlare d'amore a matita
con la gavetta che fa da scrittoio?
Una cartolina solo per dire
che sono vivo, che mi lascio vivere.

4. Tegia Duskut

Neanche le fiamme riescono a scacciare
il freddo, neanche la grappa bevuta.
Ci prova quella lettera azzurrina
con la calligrafia tonda e minuta
che dice con eleganza la vita
che continua di là dal mare, a casa.

E vedo la Laguna, quei balconi,
la tua stanza, le tue mani aggraziate.
Ma poi uno schiocco del fuco mi desta
dal sogno, mi riporta qui e le fiamme
non riescono a tener lontano il freddo.

5. Tegia Duskut, Natale 1940

È Natale, la neve cade fitta
e la malinconia mi stinge l'anima.
Una lettera, sogno una tua lettera
che mi riscaldi, che mi dica di te,
di Venezia, i mosaici e le candele,
l'atmosfera che respiri a San Marco,
che dica di ragazze, delle amiche,
di come passi il tempo in questi giorni.

È Natale, la neve cade fitta
e la malinconia mi stringe l'anima,
la posta non è neppure arrivata.

6. Valle del Devoli

Non scriverai più. Le buste azzurrine
non spiccheranno liete tra la posta.
Pressioni, le stupide convenzioni
per sempre ti allontanano da me.
Dicono che sei malata e non sai.

Ma sparano, di là dal bosco sparano
ed io con il fucile e le granate
mi inoltrerò tra gli alberi e vedrò
un'altra vita nascere dal fuoco
che arde le lettere di quell'amore.



Cartolina in franchigia italiana - dal web


2001

mercoledì 18 giugno 2008

Etna

Dalla lava di secoli riemerge
la vita sotto forma di carrubo.
La natura è paziente, non ha fretta.

Un uomo, sul margine della strada,
vende pistacchi - ne ha sacchi nel baule
della sua centoventisette verde.

I negozi di souvenir qui vendono
il liquore rosso fuoco dell'Etna:
zucchero, alcol e peperoncino.

A me basta portare via il ricordo
di questi crateri che ancora fumano,
delle case inghiottite dal vulcano.

E bere il vino aspro della memoria.


Fotografia © Daniele Riva


2008

martedì 17 giugno 2008

La promessa della felicità

Una crepa nel muro, una fessura,
un covo nella corteccia di un rovere
la tua assenza che si fa presenza.

E come notte avvolge il planisfero,
i monti cupi e i fiumi di cobalto,
le pinete che sono la mia vita.

Guardo lontano con la mia lucerna:
in ogni momento spero di scorgere
il balenare della tua bellezza.


Ignat Ignatov, "Lanterna"


2008

lunedì 16 giugno 2008

Plasmando la sostanza del tempo

“Di ciò che fu rimane
  una voce sospesa.”
  ALESSANDRO PARRONCHI
Scendi verso la spiaggia, lentamente:
i miei ricordi ti vogliono lì.
E nelle ciabattine bianche i piedi
falli danzare con dolce apatia,
gemelli al dondolio della tua borsa
che poggia sulla spalla come il tempo.

Prosegui sotto le chiome dei pini,
ritrova il luogo dove ci dicemmo
la prima volta amore mio e per sempre
(per sempre almeno nella mia memoria,
simile a lastra impressionata, quelle
delle antiche macchine fotografiche).

Poi con un gesto vago delle mani
scompiglia le nuvole sul pontile,
aggiorna le bandiere al vento caldo
e fai in modo che il mare sia un po’ mosso
- come piace a me, sembri quasi oceano,
mi simuli l’amata California.

Ed una volta giunta lì, fai pugni
di sabbia e lasciali cadere al vento
per valutarne il senso ed il tuo tempo
(c’è sempre un po’ di vento nel ricordo,
anche se non saprei dire da dove
soffi, se sia il libeccio o sia il grecale).

Ascolterò le tue parole attese
come se io fossi lì e la tua voce
giungesse nell’eco della risacca.
Saprò già prima che tu apra la bocca
che cosa udranno le mie orecchie stanche:
il mio nome scivolerà nell’aria.

Ed io - da molto lontano, nell’ombra,
un voyeur rintanato nel passato -
mi muoverò per venirti incontro.
E sbatterò nel vetro del ricordo,
ridestandomi con nuove ferite,
riducendo in frantumi tutto il sogno.



Jack Vettriano, "Il dolce uccello della gioventù"


2003

domenica 15 giugno 2008

È la poesia

Tormento è la poesia, ragionamento,
filo che si dipana e si districa
- ogni poeta è Teseo nel Labirinto.

Il dubbio è la poesia, la sofferenza,
luce che fora il buio tra le rocce
- chi scrive versi emerge dalla terra.

Ma dolcezza è alla fine la poesia,
quando diffonde l’emozione intorno
come un soffione disperso nel vento.


Fotografia © Daniele Riva


2008