osserva un fiore rosso di geranio
ero io. Sono ancora quel bambino,
cresciuto, un po' ingrassato, diradati
i capelli? Porto ancora in me i suoi sogni
o li ho disseminati sul tragitto
nel folle volo che è la vita, come
ho disperso la sua ingenuità?
Non è che luna questo terremoto
d'argento dopo l'eruzione rossa
del tramonto - dipinge con le dita
affusolate paesaggi da sogno
sull'inchiostro di china della terra.
Lassù nel cielo regna dal suo trono
orlato di nuvole amministrando
gli amori, la regina della notte.
Fotografia © Hogne
2010
L'odore dei ligustri è il filo d'oro
che lega questa mattina di luglio
come un pacchetto in dono dall'estate.
E la tranquillità afosa di luglio
posa un velo umido sulle ortensie,
appassisce le loro cuffie rosa.
Mi abbandono al silenzio, chiudo gli occhi:
i merli si chiamano dalle fronde,
nel naso ho quell'aroma dolce e amaro.
fotografia © M. Wiora
2010
Il ricordo della felicità
è felicità? Risplende ancora
o inaridisce come un breve fiume
nelle secche pietrose dell'estate?
E la memoria è uno scrigno dorato
che serba in velluto tutti i tesori
oppure un farraginoso deposito
dove giacciono confusi rottami?
Fotografia © Il ricordo perduto
2010
Se chiudo gli occhi non ha mai viaggiato
il tempo: vedo la mia maglia a righe,
la tua borsa di paglia, gli ombrelloni.
La brezza che soffia sulla mia pelle
è quella che spinge a riva le onde
e gonfia cirri bianchi sulla costa.
Se chiudo gli occhi, tu sei lì distesa
sul telo mare dai grandi fiori.
Ma le risa di due gazze su un tetto
mi riportano qui e il tempo è volato.
Quell'amore decanta nel bicchiere
dei giorni con il suo gusto d'amaro.
Walter Lazzaro, “Meriggio”
2010