“Perché, che altro c’è al mondo
oltre gli scacchi?”
VLADIMIR NABOKOV
I. Apertura
Eravamo bambini e mi insegnasti
il gioco degli scacchi nella casa
antica e fredda presso la stazione.
“Forma la mente, ti induce a pensare,
comporta scegliere e anche rinunciare”.
Era una sera d’inverno, mio padre,
tuo padre nell’altra sala parlavano
di qualche cerimonia militare.
II. Gambetto di donna
Ti ritrovai su un treno, andavi a Bergamo
a scuola, tanti giorni percorremmo
tratti di strada sullo stesso passo,
camminavamo con le nostre borse
sul lungo viale degli ippocastani
per poi dividerci sul Sentierone:
io seguivo il mio greco e il mio latino,
tu prendevi appunti di matematica.
III. Arrocco
Un giorno, tanti anni dopo, ti vidi
a Foro Bonaparte: lavoravi
per un colosso della biogenetica.
Passavi frettolosa nella via
come dimentica di me, del tempo.
Divisi qualche panchina con te
e qualche pasto parlando di viaggi,
di libri letti, di film, di persone.
IV. L’alfiere dà scacco
“Anni fa, passeggiando in una strada
dove già le mimose erano in fiore
un amico informato mi disse
che tu da poco tempo eri sposata...”
Lo seppi anch’io così, e ne ho sofferto
proprio come il poeta Nicanor Parra
e come lui ripenso a te sposata
quando fiorisce gialla la mimosa.
V. Finale di donna
Adesso sei qui, dentro casa mia,
bella nel corto giubbino di jeans,
l’esuberante timidezza accesa
da una risata fugace. Mi perdo
nel momento in cui avvicini il tuo viso,
le labbra, e cado nel bacio più dolce.
Non mi rimane tempo per pensare,
non me ne hai lasciato, il fatto è compiuto.
VI. Scacco matto
“Il re è l’unico pezzo che non puoi
prendere, devi dargli scacco matto”.
Anna, ci hai messo vent’anni per vincere
quella partita iniziata muovendo
un piccolo pedone nella casa
che non abiti più. Mosse azzardate,
errori da entrambe le parti
ma adesso per il mio re è scacco matto.
DIPINTO DI LAYACHI HAMIDOUCHE
2002