Aerei cuciono il cielo della sera
chiudendo in patchwork l’azzurro più tenue
e il rosa segreto dove le case
si perdono tra i boschi e le autostrade.
© Assaf Frank
2009
Nel silenzio della notte Chopin
è poesia - il valzer si arrampica svelto
sulle pareti del buio come edera.
E le radici del tempo diramano
i loro ricordi lungo i riflessi
di luce che si infiammano fugaci.
Con il mento appoggiato su una mano,
socchiusi gli occhi, volo via, lontano,
su un tappeto senza spazio né tempo.
Liz Jardine, “Autumn waltz I”
2009
La parola fluttua, s'insinua, riprende
il volo lieve di farfalla, il giro
di libellula - è l'acqua che discende
dalla sorgente, quasi tempestosa,
è fiume che scorre per la pianura.
Cogli nello scirocco il suo messaggio,
interpreta il suo flebile bisbiglio,
l'urlo che rimbomba nella grotta,
l'eco che si disperde per le valli.
E fallo tuo nell'ora del silenzio.
Fotografia © Wallpaper Access
2009
Di quell'estate perduta si riempie
la coppa dell'oblio - ti invito a berla,
a ricostruire quei ponti crollati
e a valicarne le assi traballanti.
Saprà di amari rimpianti e di dolci
nostalgie, di fiele mischiato al miele.
Così, dopo averne bevuto un sorso,
tu tra le lacrime sorriderai.
Derek Hare, “Summer haze”
2009
Ho visto il nibbio planare leggero
e il falcone levarsi dal braccio
guantato, inanellare voli in cielo,
i passeri beccare le briciole.
Ho visto il corvo camminare goffo
e poi volare con maestosa grazia,
rondini disegnare larghe danze,
galli sfrontati come generali.
Ma nessuno aveva la dignità
dell'aquila in gabbia sopra Verdins.
© Berndt Fischer
2009
Tramonto rosa sopra le colline
e la tua immagine impressa negli occhi.
I pensieri scavalcano i sogni, scrivono
la storia che sarà, illustrano piani,
si industriano a piantare bandierine
sui territori da riconquistare.
L'amore sai, l'amore si costruisce
mattone su mattone - metti calce
anche tu, metti metri di cemento.
La nostra casa sorgerà felice.
Anonimo, “Ge feng”
2009
Come un colore o un sapore lontano
mi stai nel cuore e nel ricordo tu,
il tuo sorriso, la dolce andatura,
come un dolore o un’occasione persa
la curva del tuo ventre o le tue braccia.
Rimani dentro me e mi spadroneggi
dimentica del fatto che io e te
quel giorno di settembre un altro addio
– era un addio! – lasciammo sulle nostre
labbra credendolo soltanto un bacio.
Graham Reynolds, “Alone at last”
1998