martedì 5 maggio 2009

In treno

Chilometri di fili e linee elettriche,
un fiore sboccia sopra un treno fermo,
l'edelweiss dolente del mio cuore.

E tu che illumini di te i miei giorni
sei la linfa che scorre nelle vene,
sei primavera eterna e non conosci
la malinconia grigia dell'inverno.

Così rinasco in te come la terra,
germoglio in un pensiero solitario
attraversando in treno una stazione.

 

Fotografia: William Notman

2002

lunedì 4 maggio 2009

Cena a buffet

Ho ritrovato la fotografia
di quella cena a buffet - tu vi regni
nell'ombra, dolce piccola regina
vestita d'oro e di quell'espressione
indefinita che indossiamo ai flash.

Ho ritrovato me stesso, nascosto
dall'altra parte dello specchio come
in quel celebre quadro di Manet,
e ho cancellato il tempo con lo straccio
riportando alla luce l'emozione.

Rilucevi d'amore quella sera.
Io, rapito, risplendevo di te.

 

Edouard Manet, “Un bar aux Folies Bergère”

 

2005

domenica 3 maggio 2009

Poesia è questo cielo

Poesia è questo cielo dove le nuvole
migrano come greggi nell'azzurro.
L'emozione risale dal profondo
e galleggia sull'anima impastando
sogni e memorie, cancellando il tempo.

Da quella creta modello figure:
com'ero da bambino, i miei compagni
di gioco, la ragazza che avanzava
nel pigro mezzogiorno a innamorarmi...

E il risveglio è un leggero, delicato
tinnire di monetine di rame.

 

Nuvole97

2009

sabato 2 maggio 2009

Il segreto della notte

Il giorno si chiudeva con le luci,
le vedevo dal molo dileguarsi
sull'acqua scura, frantumarsi, frangersi
come all'interno di un caleidoscopio.

Le mie parole nello stesso modo
mutavano la forma, si creavano
meravigliose e poi si disperdevano,
tornavano a cucire altri discorsi.

Tu continuavi a costruire la sera,
la vestivi di un manto di bellezza;
la tua voce non aveva incertezze
e quello era il segreto della notte.

 

Susette Heise, “Herbstlichter”

 

2005

venerdì 1 maggio 2009

Primavera gentile

Soffioni levano il capo alla pioggia,
tra i polloni dei tigli fruga un passero:
primavera gentile dove il sedano
matto dipinge un prato pointilliste
e il cucù canta da un nido rubato.

Dove il cielo si stende sopra un letto
di rose, replicato nelle gocce,
un altro maggio si affaccia furtivo.

 Soffio4

 

2009

giovedì 30 aprile 2009

Il bagliore di fuochi lontani

Oltrepassato il margine del tempo
- dove il bagliore di fuochi lontani
illumina vanamente i contorni
nel buio dell'universo circostante -
la memoria ritrova la sua bussola.

Ma astrai da questo presente di piogge
e di rose, di traffico e notizie
che non consolano - segui il tragitto
a ritroso, orizzontati nel nulla
dai piccoli segni che riconosci.

Ed alla fine, dove quei falò
risplendono nella notte del tempo,
riuscirai a scorgere ancora il suo viso.

 

John Atkinson Grimshaw, "The harbour flare"


2008

mercoledì 29 aprile 2009

Ricordando (29 IV -1 V 1988)

29 Aprile

E in questa uniforme di tuo soldato
con Ungaretti vado ripetendo…
Ma non avevo ancora la divisa
quel ventinove aprile ottantotto:
con i blue-jeans e il giubbetto
a quest’ora aspettavo mi chiamassero,
seduto al cinema della caserma.
Le ore passavano lente e noiose.

Calò la sera e il tempo corse via:
impronte, dati, la visita medica,
le iniezioni, lenzuola e cuscino,
e poi la branda che mi fu assegnata.

E in questa uniforme di tuo soldato
quel giorno, Italia, ti donai me stesso.

 

30 Aprile

Il sole si spalancò sulle chiome
dei tigli, verdi teste di soldati.
E dal mio sonno fui catapultato
sui pavimenti di mattoni rossi.
La luce era d’altri posti, sconosciuti.
Casa, la palladiana, era lontana.

E mi vestii delle nuove emozioni,
condividendo il mio mantello d’uomo.
Dopo pranzo trovai la città nuova
e un amico che m’indicò la strada.
Guardammo il fiume scintillare a lame
sotto l’acciaio aspro della panchina.

E saldammo il nostro patto bevendo
spuma bionda al Gasthof della stazione.

 

1° Maggio

Quell’anno era domenica la Festa
del Lavoro - primavera lussuosa
lungo il fiume, ragazze a passeggiare
sul finire degli Anni Ottanta, perse
nel languore decadente di un’epoca.

L’amico conosceva la città
e mi guidava per strade a me ignote.
Il tempo era un’incognita per noi
ma contavamo già i giorni al traguardo,
seduti tra le aiuole del centro.

Non avevamo neanche noi una meta,
come quelle ragazze colorate:
attendevamo annoiati che
la luna ci riconducesse a casa.

 

 

2006