lunedì 12 maggio 2008

Illuminasti l'estate di te

Illuminasti l'estate di te
come le stelle di luce riflessa
splendenti nei cristalli delle notti.

Io dal balcone in attesa del sogno,
in agguato al passo dell'occasione,
io dal balcone vedevo lontano
il mare prima del tuo scintillio.

Ed arrivasti tu, la primadonna
- sul palcoscenico ti presentasti
ed era quel dondolo a righe chiare.

Mi precipitai con foga d'amante
ma con grazia di farfalla ti chiesi
di sederti accanto. Fu lì che nacqui.



Jacqueline Osborn, "Il punto degli innamorati"


2006

domenica 11 maggio 2008

Invocazione

Prendimi per mano tu, conducimi
oltre la soglia della mia speranza
- barchetta lieve lungo il verde fiume
sui riflessi dorati delle onde.

Mostrami qual è la via da seguire,
il tragitto segnato dalle stelle
anche nel buio delle notti fredde,
perché non mi smarrisca nel deserto.

Illumina i miei giorni come un sole,
riscaldami, rinsaldami lo spirito.
Quando il mio piede vacilla, sorreggimi;
sii il bastone cui forte mi bilancio.



Fotografia © Daniele Riva


2005

sabato 10 maggio 2008

Periferia, in treno

Vecchie rotaie e campi di papaveri,
l'estate irrompe una sera di maggio
tra i palazzoni di periferia.

La polvere che si alza dai binari
è bianca come il viso della ragazza
che legge un libro sul sedile blu.

Negli occhi si riflette la campagna
incolta tra le baracche dei nomadi,
lo squallore di lamiere e cemento.

Cerco di leggervi l'amore: forse
quel bagliore improvviso che ha fatto
sobbalzare il cuore nella maglietta.


Edward Hopper, "Scompartimento C, Carrozza 293"


2007

venerdì 9 maggio 2008

Radici

Ad altri lidi, ad altri luoghi miro.
Ma rimango qui con le mie radici
avviluppate a un angolo di cuore.

La sera guardo il Resegone spegnersi
nell'acqua scura del cielo notturno
e sogno i grattacieli di New York
come un bimbo sulle carte geografiche.

Bramo i tetti di Parigi, le piazze
antiche di città europee, quei ponti
che scavalcano fiumi altisonanti.

E vedo i colli perdersi nel verde
mentre cominciano a fiorire i tigli.


Fotografia © Daniele Riva


2007

giovedì 8 maggio 2008

La salita

Ho risalito quegli erti pendii
cercando nella luce il tuo conforto,
un raggio di sole filtrato appena
dal fogliame ombroso dei castagni.
  
Dopo la prima curva della strada
scomparsa era la villa dei cavalli,
il contadino curvo sopra l'aglio
che avevo salutato con un cenno.

Il tuo ricordo fiammeggiava ancora,
tra i rami disegnava rosse lame,
mi parlava con voce di sirena
- la tentazione mi diceva "Cedi".

Ma io guardavo le foglie battute,
il sentiero segnato dagli zoccoli,
salivo e non guardavo, nuovo Ulisse
che aveva smarrito la nave in terra.

Non c'è stato bisogno di legarmi
né ho chiesto mi fosse versata cera
negli orecchi - io volevo sentire
quanto dicevi, sentire e resistere.

Un passo dopo l'altro, un passo ancora,
salendo come i semi di tarassaco
senza finire prigioniero mai
dei lacci bianchi delle ragnatele.

Passavano casali diroccati
e lecci, faggi e piccole sorgenti,
passavano i fiori del maggiociondolo
e i ricci abbandonati dall'autunno.

La strada serpeggiava e poi spianava
all'improvviso, mostrava paesaggi
lontani annegati nella foschia
e ponti e fiumi e paesi senza nome.

E ti sentivo, ancora ti sentivo,
nel silenzio ti sentivo: eri un rombo
che mi rifluiva nel sangue, bolliva
come l'acqua reclusa nelle dighe.

Eri il passato che si ripeteva,
eri il rimpianto che mi amareggiava,
ma se portavo il peso degli errori
avrei potuto un giorno liberarmene.

Fu quando sentii il cuculo cantare
che vidi chiaro - scorgevo la vetta.
Bizzarro sia quell'uccello crudele
a segnare il percorso, ad indicare.

C'era soltanto una croce lassù,
illuminata dal sole di maggio
- "Questo è il cammino, segui la tua via"
seppi era scritto, non c'era cartiglio.

Presi i miei domani come narcisi
e ridiscesi con passo leggero.
Guardavo i passeri lungo il tragitto
e le lucertole sdraiate al sole.

Dopo l'ultima curva ritrovai
il contadino - sembrava trascorso
un secolo, non erano che ore.
Mi salutò con un sorriso chiaro.


Fotografia © Daniele Riva


2008

mercoledì 7 maggio 2008

Tempo d'amore

È fluido che ipnotizza quel tuo amore,
un bagliore violento che stordisce.
E, come il viaggiatore sente il mare
nel sangue ancora prima di avvistarlo,
ti avverto in me come un’agitazione.
Chiudo gli occhi e rivedo le lagune,
le sagome di case sulle isole:
non vedo più quella lavagna nera,
quell'infinito vuoto come spazio.
I tuoi occhi vedo, perché l'amore
ha il tuo sguardo smarrito nel crepuscolo.

E la parentesi aperta quel giorno
contiene ancora cifre, segni e lettere
e ancora assomma e moltiplica, vive
insomma, anche se talora divide.
Non ha trovato la gemella opposta
che significa fine - non l'omega -
ed è. Da questo minuscolo verbo
prende linfa e respira, come fiume
percorre la pianura, qui impetuoso
e travolgente, là breve rigagnolo
che a malapena scorre tra le pietre.

Un giorno romperà gli argini e tu
dovrai serrare la porta del cuore
o spalancarla, lasciarti invadere:
sarà tempo d'amore, tempo di te.




Jack Vettriano, "Back where you belong"


2002

martedì 6 maggio 2008

Caffè a Cordusio

Guardo Milano scorrere dai vetri
oltre la simmetria dei tavolini
- tram arancioni si infiammano al sole
di maggio con riflessi iridescenti;
negli specchi si portano i palazzi
del Cordusio e cieli di catenarie,
effimeri fiori sbocciati al centro
della città, all'altezza del cemento.

La folla anonima è un fiume che scorre
per Via Dante - ne scorgo le camicie,
i seni, i tacchi, le cravatte chiare.
Da questo tavolino di caffè
ne sento il palpito, come di un cuore.



Fotografia © Daniele Riva


2008