sabato 17 ottobre 2009

L’onisco

L’onisco sale il muro con lentezza.
Vorrei anch’io prendere così la vita,
gustare il sole timido di ottobre,
la brezza che percorre i fili d’erba.

Come le nude bagnanti dei Naif
ingenue in fiumi colmi di ninfee,
come quei pescatori sulle rive
che vedono lo scorrere del tempo.

Ma la mia è vita di corsa, fugace
colgo a morsi quei giorni che mi passano
accanto con guizzo di camaleonte.

 

© MirrorPix

 

2002

venerdì 16 ottobre 2009

Sogno dimenticato

"Il ricordo del sogno non è mai il sogno stesso. 
È come una polvere che si scioglie.”
 
ITALO SVEVO

C’eri tu nel sogno dimenticato;
questo solo ho saputo ricostruire:
la tua presenza era così marcata
da farmi male, da lasciarmi un senso
di soffocamento, come una mano
che prema forte sulla giugulare.

Non ho riconosciuto il luogo: piante,
una siepe, tavoli da giardino
ed una tenda a righe bianche e blu
da quadro di Lazzaro o macchiaiolo.
Non ho saputo risalire a fatti
o circostanze, a quei dettagli strani
che i sogni sanno spesso ingigantire.
Ma ho riconosciuto la tua bellezza,
l’incarnato di donna innamorata,
la nudità leggera dell’estate
nel mio sogno svanito troppo in fretta.

Ed il ricordo della tua presenza
come una rosa bella e profumata
con il suo effluvio ancora mi stordisce.

.

Raymond Leech, “Only a dream away”

 

2003

giovedì 15 ottobre 2009

Riconoscerti

Delle tre grazie apparse nel mattino
quale sarai tu e come riconoscerti?
Dal segno del bikini, dall'impronta
sul cuscino, dall'ultimo barbaglio
di sincerità, dall'acconciatura?

Riconoscerti sapendo il tuo seno
l'osso puntuto del gomito, l'orma
sull'impiantito, cicatrici d'ali,
oltre le maschere di te che mentono
come i bugiardi di quella tribù
in un famoso gioco matematico.

Che sbadato: dai lacci delle scarpe
soltanto ti si riconosce. Le altre
sono ombre nude che orbitano attorno,
con la tua stessa faccia stropicciata.

 

Marsha Hammel, “The Three Graces”

 

2003

mercoledì 14 ottobre 2009

Avvilimento

L'avvilimento è questo amaro in bocca,
questo stare posato sulla sedia
come uno straccio a inseguire pensieri
- così distrattamente si rigira
il cucchiaino nella tazza vuota.

Bruciano agli angoli degli occhi
lacrime che non scenderanno mai,
un pianto fossile che fa più male,
che si incrosta in un vuoto senza sfogo.

Lo so che ci saranno altri giorni,
che altre speranze si illumineranno
dipingendo di rosa l'avvenire.
Ma nulla ora riesce a cancellare
la grigia sensazione che io provo.

Sai che non mi vedrai cedere mai
al melodramma - non è nel mio stile.
Se ho fatto il pazzo fu una volta sola,
ero giovane e travolto d'amore.

Così impacchetta queste mie emozioni
e porta via con te il mio malumore.
Ci penserà il vento a spazzare il cielo
dalle nuvole che girano intorno.


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2009

martedì 13 ottobre 2009

Cala la nebbia

“La sensazione di passato
  e presente fusi in uno”.
  JOHANN WOLFGANG GOETHE

Come acqua dalle polle, le parole
vengono da sé e talora comportano
un auto da fé, talaltra si lasciano
portare dal vento e scoppiano come
bolle di sapone oppure galleggiano
poetiche come delle foglie gialle
nel mare chiaro dell’aria e finiscono
a colorare il fondale del bosco.
Cala la nebbia bianca sulla sera
ed i miei pensieri con la magia
del crepuscolo si fondono, solo
un attimo in cui comprendo e assaporo
la bellezza e lo stupore ma poi
le connessioni tra nervi e memoria
portano tutto alla realtà e ritorno
alle parole: soppeso e divido,
catalogo ed incenso e poi mi struggo
nell’impossibilità di descrivere
l’attimo colmo di meraviglia.

 

© Jamie Cook

 

1992

lunedì 12 ottobre 2009

Musica d’oltremare

Dove? Forse lontano, d’oltremare,
su onde radio nel vento le parole
galleggiano portandosi l’infinito.
La musica, la voce mi raccontano
quelle anime assetate della vita
in cerca di qualcosa di indistinto
che la ragione fatica a trovare.

Qui nel silenzio mi godo la pace
e la notte di luna e questa musica
con la facilità del cammelliere
che rimira le stelle nel rifugio
sicuro e comodo della sua oasi
e mi ritrovo abitante del mondo.


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© Jukon


1998

domenica 11 ottobre 2009

Stato di abbandono

Quella che un giorno fu casa tua… Sono
capitato per caso in quella piazza:
c’era il mercato. Tra le bancarelle
mille colori e sapori e il ricordo
che strusciava lento sulle persiane
scrostate, sui balconi senza fiori.
E l’abbandono di quella tua casa,
di quell’amore mi faceva male.
Passava un tram oltre il mercato: sono
salito in fretta e sono fuggito.

 

© Easy Art

 

1998