lunedì 16 giugno 2008

Plasmando la sostanza del tempo

“Di ciò che fu rimane
  una voce sospesa.”
  ALESSANDRO PARRONCHI
Scendi verso la spiaggia, lentamente:
i miei ricordi ti vogliono lì.
E nelle ciabattine bianche i piedi
falli danzare con dolce apatia,
gemelli al dondolio della tua borsa
che poggia sulla spalla come il tempo.

Prosegui sotto le chiome dei pini,
ritrova il luogo dove ci dicemmo
la prima volta amore mio e per sempre
(per sempre almeno nella mia memoria,
simile a lastra impressionata, quelle
delle antiche macchine fotografiche).

Poi con un gesto vago delle mani
scompiglia le nuvole sul pontile,
aggiorna le bandiere al vento caldo
e fai in modo che il mare sia un po’ mosso
- come piace a me, sembri quasi oceano,
mi simuli l’amata California.

Ed una volta giunta lì, fai pugni
di sabbia e lasciali cadere al vento
per valutarne il senso ed il tuo tempo
(c’è sempre un po’ di vento nel ricordo,
anche se non saprei dire da dove
soffi, se sia il libeccio o sia il grecale).

Ascolterò le tue parole attese
come se io fossi lì e la tua voce
giungesse nell’eco della risacca.
Saprò già prima che tu apra la bocca
che cosa udranno le mie orecchie stanche:
il mio nome scivolerà nell’aria.

Ed io - da molto lontano, nell’ombra,
un voyeur rintanato nel passato -
mi muoverò per venirti incontro.
E sbatterò nel vetro del ricordo,
ridestandomi con nuove ferite,
riducendo in frantumi tutto il sogno.



Jack Vettriano, "Il dolce uccello della gioventù"


2003

domenica 15 giugno 2008

È la poesia

Tormento è la poesia, ragionamento,
filo che si dipana e si districa
- ogni poeta è Teseo nel Labirinto.

Il dubbio è la poesia, la sofferenza,
luce che fora il buio tra le rocce
- chi scrive versi emerge dalla terra.

Ma dolcezza è alla fine la poesia,
quando diffonde l’emozione intorno
come un soffione disperso nel vento.


Fotografia © Daniele Riva


2008

sabato 14 giugno 2008

Notte di guardia

La gazza dalla lunga coda bianca
sorvola i pinnacoli e le caserme
pallide con la medesima grazia.
Sul lungofiume le ragazze in festa
rideranno leggere al vento caldo,
scuoteranno i capelli nella sera.

Ora che scende il buio, le colline
cambiano colore, si fanno piombo
alla luce metallica di luna.
Osservo il vuoto per passare il tempo,
sento i caricatori nelle tasche
bruciare come ferite di lama.

Poi, d’incanto, le colline si accendono,
fuochi lontani disegnano croci
e cuori sui pascoli del Tirolo:
fiammeggiano nel buio tremolanti,
sembrano dirmi “In hoc signo vinces”
come all’imperatore Costantino.

Arriva il capoposto per il cambio
e gli brillano negli occhi quei fuochi,
li guarda ipnotizzato, si dimentica
di far avanzare la sentinella.
Una notte così avrebbe fermato
due eserciti sul campo di battaglia.


Fotografia © Südtirolerland


2008


NOTA: in Alto Adige è tradizione che la seconda domenica dopo il Corpus Domini si accendano fuochi in ricordo dei Tirolesi caduti nelle aspre battaglie contro le truppe degli invasori napoleonici.

venerdì 13 giugno 2008

Così scende la notte senza amore

“Non si ama bene che una sola volta:
  La prima.”

  JEAN DE LA BRUYÈRE
Così scende la notte senza amore
e fuochi fatui di malinconia
divampano azzurri nella memoria.

E il tempo passa sugli anniversari
sacca di plasma nelle mie ferite,
la linfa che rinnova l’emozione.

Il cielo replica quel pomeriggio,
ogni anno rimpiango, mi abbandono
al sogno, che è gemello del ricordo.


George Birrell, "Paesaggio blu"


2004

giovedì 12 giugno 2008

Ricordi e sogni

Inargento pacchetti che regalo
al mio mattino - questi giorni grigi
e soffocanti come un solleone -
non sono doni ma i ricordi soliti
vestiti a festa senza alcun motivo.

Coccolo la mia vecchia solitudine
- tu sei lontana come una canzone,
e forse piove dove vivi tu,
magari avanzi per strade di ombrelli.

Continuo a fondere ricordi e sogni,
la fantasia si nutre del passato
- come l'olio e l'aceto si emulsionano
ma non si mischiano, ieri ed oggi.


James Hamilton, "Perso nei sogni"


2006

mercoledì 11 giugno 2008

Città amata dai poeti

“Forse qui la mia diletta
  rifiorirebbe all’antico piacere
  di vivere.”

  UMBERTO SABA, Tre Vie
Camminerai per le vie luminose
della tua città amata dai poeti.
E non porterai in te il mio ricordo
per le strade che salgono dai moli
e conducono ad antiche osterie.

È sbiadito oramai come una stampa
lasciata al sole: se vi penserai,
sarà solo per caso, per istanti.
Il vento che soffia sovrano almeno
lo portasse via: sarebbe più facile
sapere l’ultimo filo reciso.

Il tempo è un farmaco, nel senso greco:
è il mio veleno, è la mia medicina.
Risana la ferita, la rimargina
e poi con un coltello la tortura.
Il pozzo non ha fondo e vi precipito,
ne perdo l’orizzonte, è un labirinto...

Camminerai pensando ai versi amati,
li reciterai con la bocca chiusa,
mormorandoli come una preghiera.
E non ti sovverrà di quando dissi:
“Un giorno tu mi dimenticherai”.


Paul Cummings, "Strada francese"


2003

martedì 10 giugno 2008

Di notte

“La notte, amata, ormeggia
il tuo cuore al mio.”

PABLO NERUDA
È di notte, amore, che fai ritorno.
È di notte che risuona il tuo nome
e l’eco dei tuoi passi tutt’intorno
si spande lieve, perché tu sei come

la nave che circumnaviga il giorno
per approdare lanciando le gomene
a questo mio porto aspro e disadorno
avvolgendo al mio sogno le tue chiome.

E mi abbandono al sonno con speranza,
mi immergo nella liquida passione
che come nutrimento risolleva.

Attendo la tua visita, la danza
delle immagini con la devozione
d’assetato che finalmente beva.


Vladimir Kush, "Passaggio a Occidente"


2007