ara i suoi solchi con lenta pazienza
o scivola veloce verso il punto.
La parola si fa dal nulla, esce
dal braccio, dalla mano, dalla penna,
è una voce finalmente visibile.
Il cuore batte sul foglio già scritto,
nei piccoli ricami dell'inchiostro.
E quando me ne andai via, mi portai
la luce di metallo del mattino,
il cielo di vanadio che ti vide
camminare sui sandali di cuoio.
A quell’estate strappai il velo lieve
di nostalgia e lo presi su di me
- nuovo Tantalo nell’orto di sera,
all’ombra rossa del pruno spinoso,
mentre volavano già i pipistrelli.
Barattai lo stare insieme e l’amore:
scelsi questo perenne voler bene
piuttosto che una felicità breve.
E ti tatuai sull’anima, per sempre.
Fotografia © Jeremy Hay
2006
Uscire dalla vecchia pelle come
la serpe che muta nelle pietraie
e parte nuova verso il sottobosco.
Lasciare il carapace vecchio come
il paguro Bernardo e ritrovarne
uno nuovo da usare come casa.
Poi accantono questo desiderio
improvviso, riprendo tra le mani
il giorno e a testa alta lo affronto.
Ed Hardy, “Dragon”
2010
Nel giardino regna l'oscurità,
i vapori di sodio dei fanali
illuminano foglie, le rivestono
di una luce leggera e misteriosa.
Nella brezza che scende dalle valli
è la memoria a scrivere colori,
a indovinare i nomi delle cose.
E la parola evoca il tuo ricordo,
ne fa poesia nel volo delle lucciole.
Joan Miró, “ Dona i ocella en la nit”
2010