Buon Natale al mattino che sonnecchia e Buon Natale ai merli nel giardino. Buon Natale alla nebbia che si leva e Buon Natale al sole ovunque sia. Buon Natale al silenzio della strada e Buon Natale al pozzo ed al suo secchio. Buon Natale agli alberi illuminati e Buon Natale ai paesi addormentati. Buon Natale a tutti e a tutto il mondo e Buon Natale a te che sei lontana.
Infiocchetto per bene tutti i pacchi, la brina bianca della nostalgia, la solita collana di ricordi che ti mando con la slitta veloce e traboccante di Babbo Natale.
Ti dono i miei sogni e le mie speranze: che nevichi, che un giorno ci si incontri, che torni presto a rivedere il mare...
Spedisco l'allegria di questi giorni, le campanelle, le candele rosse, i centrotavola di pigne e d'oro.
E tutto l'amore che mi è rimasto: se anche lo dividi, non diminuisce.
C’è stato un tempo in cui ero lontano - non ti sembra di udire l’Ecclesiaste? - e alberi di Natale e luminarie erano delle ferite profonde.
Li guardavo tra quei monti innevati, tra le vetrine adornate di pino, tra i festoni bordati d’agrifoglio e mi perdevo nella nostalgia, ero un naufrago in balia delle onde.
Ma anche allora sono ritornato, come per un miracolo, e la notte di Natale ero qui, con la speranza dentro il cuore e la gioia dell’attesa.