venerdì 21 novembre 2008

L'incendiaria

E te ne andasti come l'incendiaria,
non volgesti il bel viso a rimirare
la tua opera, le fiamme che nel cuore
mi divampavano e mi consumavano.

Io rimasi su quella vecchia strada,
immobile - sapevo già che avrei
coltivato i fiori del ricordo,
che avrei gustato il loro dolceamaro.


A. R. Marshall, "Fuoco"


2008

giovedì 20 novembre 2008

La luna sulla ferrovia

La luna splende sulla ferrovia
nel cielo freddo di metà novembre
tra nuvole sfrangiate agli orli, lise
come delle tovaglie troppo usate.

Per strada cullo la mia solitudine
come una figlia e lascio che il freddo
penetri nelle ossa, mi sembra quasi
di poter toccare la fredda luna.


Heather Jacks, "Luna di novembre"


1994

mercoledì 19 novembre 2008

Luna in una notte blu

Guardo la luna stendersi nel blu
nella quiete di questa notte fredda,
l'aria dell'Adda la solleva in alto
come un lampione di carta cinese.

Non è astrazione stasera la vita,
non è un segreto serbato nel cuore
ma solo questa mia presenza qui
e adesso di fronte alle luci gialle.

I sogni e le illusioni dentro l'attimo
non contano: c'è solo questo incanto
sospeso nel buio sopra la valle.


Edvard Munch, "Chiaro di luna"


2008

martedì 18 novembre 2008

La luce dell'amore

Così ti ripresenti nella notte
dei pensieri - l'oblio - illuminandoli
di te, piccolo sole del ricordo.

Rivesti i sogni di quella tua forma,
li incarni sconfiggendo tempo e spazio,
debole eco dei giorni perduti.

Spalanchi le cortine alla memoria,
lasci entrare la luce dell'amore.


René Magritte, "La condizione umana"


2008

lunedì 17 novembre 2008

Il foglio di novembre

Seccano i cardi dentro il grande vaso.
L'estate è solo un ricordo sbiadito
come quei loro filamenti viola.

Adesso è il tempo delle foglie d'oro,
dei fiori di cotone per Natale,
degli agrifogli e dei nastrini rossi.

Ed il termosifone lo rammenta
giocando con il foglio di novembre.


Robert Furber, "Novembre"


2007

domenica 16 novembre 2008

Prima nebbia

"Arrivederci fratello mare
 mi porto un po’ della tua ghiaia.”

 NAZIM HIKMET
Il mare mi reclama, vuole i giorni
che gli ho negato, la mia nostalgia
di solitario in borghi di pianura.
Con le sue onde, con i litorali
rapisce i miei sensi, vuole che io creda
che dietro una ringhiera l’infinito
si apra oltre dune sabbiose. Non c’è.
La ragione mi grida che soltanto
la ferrovia c’è e i grandi capannoni,
case in cooperativa e ipermercati.

Adesso sono deserte le spiagge,
lunghe e vuote, levati gli ombrelloni.
L’umidità e il cielo grigio d’autunno
accolgono chi pesca e chi cammina
come una nebbia densa di ricordi.
Come la prima nebbia che è venuta
ad intridere i kiwi nei giardini,
ad accendere il rosso degli stop.

Il mare non mi avrà per altri mesi:
le strade mi porteranno lontano,
a dolci mercatini di Natale,
a luci gialle di fiere in città.
Dietro una curva, dietro una ringhiera
mi tenterà ancora e solo a fatica
la ragione saprà zittire il cuore.


Adolph Gottlieb, "Nebbia"


2003

sabato 15 novembre 2008

Aria

“Batte il mio cuore al ritmo del mio passo.”
  CAMILLO SBARBARO
Ti ho inseguita con caparbia impellenza
con i polmoni che cercavano aria,
la bocca spalancata ad inspirare,
e le mie mani intanto si aggrappavano
per non cadere, non cedere al panico.

Tu da lontano ti mostravi appena:
eri un fantasma perso nella nebbia,
una passante scorta in Galleria,
la viaggiatrice dentro una stazione
che sale sopra un treno arroventato.

Io, senza fiato, senza più ricordi,
oppresso dal mio stesso peso andavo
a fondo nell’asfalto liquefatto
come nel vortice della tempesta
ed annaspavo ancora boccheggiando.

Come un naufrago tendevo le mani,
mi abbarbicavo al più esile relitto
per potere giungere alla salvezza
scansando l’asfissia, l’ipotermia,
e approdare disperso a qualche terra.

Eri tu il fuoco che ardeva nel petto,
il dolore che mi spremeva vivo
e ottenebrava gli sguardi e la mente,
che inaridendomi mi intorpidiva
afflosciandomi come un sacco vuoto.

Adesso cammini per la tua strada
e ti ho voltato le spalle, percorro
i miei parchi di sole e di colore
e ti ho estirpata da me come un’erba
per respirare ancora nuova aria.


Peter Davidson, "Verso le colline"


2003